| L' A. passa in rassegna, seguendo l' ordine cronologico, i piu'
recenti studi storiografici sul papa Pasquale II. Negli anni '60 gli
studi dello Zerbi o del Miccoli, che hanno molti punti in comune, si
limitano praticamente all' esame del concordato di Sutri del 1111 che
ritengono innovatore e rivoluzionario, una rinuncia alla secolare
politica della Chiesa, un ritorno alla poverta' di beni e alla
ricchezza spirituale delle origini. Sulla stessa linea di
interpretazione pauperistica l' A. colloca i saggi del Leidinger, del
marxista E. Werner, di P. F. Palumbo, pubblicati tra gli anni '60 e
'70. Pur continuando a privilegiare il trattato di Sutri, rigettano
pero' l' interpretazione pauperistica gli studi del Wilks e del
Friend: l' accordo e' visto come un tentativo di operare una piu'
chiara divisione dei compiti tra il clero e gli uffici secolari nel
governo del mondo cristiano. Un salto di qualita' rappresenta, nella
storiografia pascaliana, l' opera di Uta-Renate Blumenthal con una
serie di saggi pubblicati tra il 1976 e il 1978 in cui, ampliata
notevolmente la base documentaria, risulta una piu' complessa figura
di Pasquale II. Questi non e' piu' considerato un debole, candido ed
inesperto successore di Gregorio VII, ma dotato di abilita' nelle
trattative intese al rafforzamento della sede romana nella questione
delle investiture. Nessuna mitezza, nessun intento pauperistico anche
nell' ampia monografia del Servantius, della fine del 1979.
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