| L' A., riprendendo precedenti studi sull' argomento, dei quali rileva
la fragile base documentaria, considera sulla base di piu' ampi
documenti tre settori del problema: diffusione dell' eresia a
Bergamo; politica di Venezia e di Bergamo verso gli eretici; il
vescovo Vittore Soranzo. Quanto alla diffusione dell' eresia a
Bergamo e' da ritenersi cosa di poco conto: dieci processi
documentati tra il 1527 e il 1555. Le persecuzioni antiereticali di
Venezia, e Bergamo, erano rivolte contro la propaganda e la stampa
piu' che contro il fatto personale privato. Riguardo al vescovo
Vittore Soranzo, accusato di eresia, sottoposto a due processi a Roma
e condannato solo la seconda volta in contumacia, l' A. ritiene,
sulla base dei documenti consultati, che risulti assai dubbia la
colpevolezza del prelato, del resto sempre difeso dalla citta' di
Bergamo. Accusato di detenere libri eretici, lui stesso lo ammise; ma
era normale che vescovi, cardinali e persone colte si documentassero
per favorire il pentimento degli eretici. Accusato di scegliere
predicatori di idee troppe aperte, l' accusatore era tuttavia un
frate al quale il vescovo aveva impedito di predicare nella citta'.
Accusato dalle monache di Bergamo, a queste stesse religiose egli
aveva imposto una riforma dei costumi, male accettata, ma resa
necessaria dalla decadenza morale che caratterizzava la vita
conventuale dei monasteri femminili della citta'.
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