| L' A. prende in esame l' incartamento relativo al processo Bresci e
si sofferma in particolare sull' inchiesta stralcio riguardante il
tessitore biellese Luigi Granotti e altri dieci imputati accusati di
complicita' nel regicidio, tutti assolti, meno il Granotti,
condannato all' ergastolo in contumacia. L' A. rileva come l'
inchiesta sia stata condotta essenzialmente dalla polizia, con scarse
possibilita' di intervento della magistratura, probabilmente sull'
esigenza di perseguire comunque gli ambienti anarchici. L' esame
delle carte processuali relative al Granotti inducono ragionevolmente
a ritenere probabile la sua partecipazione al regicidio di Umberto I.
Le stesse carte non forniscono, invece esaurienti risposte in merito
ad un complotto ordito dai gruppi anarchici italiani di Paterson. Dai
rapporti della polizia l' A. trae il sospetto che scopo ultimo della
autorita' di pubblica sicurezza fosse quello di dimostrare non solo
la partecipazione dei capi storici dall' anarchismo al regicidio,
facendone risalire l' ispirazione al Malatesta, ma anche il
coinvolgimento di socialisti, in un clima di stampo crispino. L'
inchiesta fini' in una bolla di sapone, probabilmente anche per il
mutato clima politico, con Zanardelli capo del governo e Giolitti
agli interni, allorche' il socialismo comincio' ad essere considerato
una forza politica con la quale misurarsi e non da reprimere
indiscriminatamente.
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