| L' A. accenna alle dispute e alle incertezze che hanno accompagnato
fin dalle origini la 'Costituzione Puritatem', sorte a riguardo di un
inciso relativo alla recezione in essa della normativa sia longobarda
che romana, fonti entrambe del diritto comune. L' A. formula una
propria tesi, secondo cui le contrastanti interpretazioni della
'Costituzione Puritatem' trovano il loro superamento nella versione
greca del Liber Augustalis. La versione greca, destinata ai sudditi
del regno di lingua greca, non contiene l' inciso concernente il
diritto comune. Considerando che tra l' originale e la versione
intercorrono circa venti anni, l' A. ritiene che l' eliminazione fu
operata perche' l' inciso venne a rivelarsi, alla luce della pratica
forense e amministrativa, come un inutile ingombro, rimasto
inapplicato e sostanzialmente rifiutato. Di questa esigenza di
emendare il testo si fece carico il traduttore, vivendo ancora
Federico II. La versione sarebbe pertanto l' ultima espressione del
pensiero dell' imperatore e come tale, anche se contenuta in una
legge speciale destinata ai sudditi di lingua greca, dovrebbe
prevalere sul pensiero precedentemente enunciato nel Liber Augustalis
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