| l' a. si dichiara d' accordo con forcella nell' osservare che il 1960
possa considerarsi un anno determinante nell' evolversi dell'
informazione in italia. l' a. critica le analisi astratte che si
risolvono in un vuoto ideologismo e giudica improduttiva la
"filosofia" che riduce i "mass-media" all' "immediato politico". sono
pure inutili, secondo l' a., le ipotesi che affermano la necessita'
di 3 rivoluzioni: quella liberale (per uscire dal vincolo del prezzo
unico dei quotidiani); quella culturale (per un giornalismo
popolare); quella sociale (tendente a una diversa professionalita'
dei giornalisti). l' a. sostiene invece la necessita' di un nuovo
tipo di messaggi informativi e giudica importante (a questo fine) la
realizzazione della terza rete tv, che dovra' consentire la
valorizzazione nazionale delle emittenti private locali, evitando che
queste siano integrative e non concorrenziali del servizio pubblico.
per risolvere questi problemi, sostiene l' a., non serve richiamarsi
a modelli stranieri (come quello inglese, rivelatosi fallimentare) ma
e' necessario che l' "ideologia della notizia" si trasformi, come
dice eco, in "storiografia dell' istante". l' a. rileva che oggi in
italia si stampano numerosi giornali buoni: questo e' un segno
positivo dell' evolversi della situazione, che andra' sfruttato
insieme alle nuove forme di comunicazione inventate dalle masse,
sempre piu' protagoniste della vita d' oggi.
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