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145719
IDG820400291
82.04.00291 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Montanari Bruno
La violenza dei non violenti: un tentativo di lettura filosofica
Riv. intern. filos. dir., s. 4, an. 58 (1981), fasc. 3, pag. 442-483
F1
Si fa riferimento alle posizioni teoriche espresse da due esponenti di punta del movimento non violento appartenenti a due aree culturali profondamente diverse, J. M. Muller e M. K. Gandhi. La questione di fondo comune ad entrambi e' che, ogni azione non violenta resta sempre anche, in qualche modo, 'violenta'. Cio' che non e' comune e' il suo 'perche'': le ragioni di Muller non sono quelle di Gandhi, per il fatto che la non violenza del primo non e' la 'non violenza' del secondo. Per Muller la 'non violenza' e' una modalita' dell' agire, ispirata all' obbiettivo eticocomunitario del minor male possibile, per Gandhi la 'non violenza' e' una realta' strutturale dell' Essere, che costituisce il parametro di verita' per l' azione storica del soggetto. Si sostiene che e' poco importante ridurre il problema della violenza dei non violenti al piano empirico dell' azione. Su questo piano e' la struttura finita dell' azione a determinare un contenuto necessariamente ambiguo. E', invece decisivo porre il problema al livello della interpretazione filosofico-culturale dove l' ambiguita' scompare: se si considera l' orizzonte assolutamente politico, la violenza resta la realta' ineliminabile dell' esistere storico; se ci si muove su un piano di interpretazione metafisico-esistenziale, la violenza e' l' errore della storia, la 'non violenza' e' la verita'.
Centro diretto da G. Taddei Elmi - IDG Firenze



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