| Alla domanda se il sindacato possa o debba essere considerato un'
istituzione democratica, rappresentativa dei propri singoli aderenti,
l' A. risponde che il sindacato agisce non come rappresentante dei
propri associati, bensi' come titolare e gestore autonomo dell'
interesse collettivo. I singoli, percio', aderiscono al sindacato con
il proposito di ottenere che i loro interessi individuali siano
soddisfatti dall' azione dell' organizzazione che da' corpo ad una
rivendicazione collettiva. Di converso, tale esigenza comporta, per
il singolo, la rinunzia ad ogni autonomia individuale a vantaggio
dell' autonomia collettiva. L' impostazione di coloro che sostengono
l' involuzione antidemocratica del sindacato e' erronea poiche' essi
partono dalla premessa di un unico metodo democratico comune tanto ai
partiti politici quanto alle organizzazioni sindacali. Tale premessa,
ovviamente, porta a conclusioni devianti, dato che nel nostro sistema
politico e normativo le due diverse organizzazioni assolvono funzioni
e compiti sostanzialmente diversi. I sindacati debbono, se vogliono
adeguarsi alla mutata realta' storico-politica della societa',
cambiare i propri strumenti statutari, ancora ancorati ad una
definizione associativa che non risponde piu' alla nuova fisionomia
del sindacato sempre piu' impegnato nella tutela degli interessi di
intere categorie di lavoratori e non solo di coloro che al sindacato
sono legati da un vincolo associativo.
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