| Dopo aver collocato il problema dell' impresa cooperativa all'
interno del piu' generale dibattito sull' autogestione, come "formula
politico-economica del cambiamento" e possibile controtendenza alla
crisi di legittimazione istituzionale, l' A. individua quale
presupposto della sede di indagine prescelta (l' esclusione del socio
nelle cooperative di lavoro) la tematica relativa alla qualificazione
dell' attivita' del socio-lavoratore. Nel rivisitare le varie
soluzioni elaborate nella dottrina, l' A. critica in particolare le
tesi che riconducono tout court la prestazione del socio alla forma
del lavoro subordinato o associato, individuando in uno "schema
intermedio" (di rottura e, al tempo stesso, di continuita' rispetto
alla forma tipica del lavoro nell' impresa) la peculiarita' del
lavoro autodiretto, e nel "metodo tipologico" (come tecnica
alternativa alla ricostruzione delle fattispecie normative secondo le
forme rigide ed escludenti della sussunzione) il mezzo di indagine
adeguato alla scelta operata. L' A. prende, poi, in esame la
fattispecie dell' "esclusione del socio-lavoratore", ed in
particolare le varie cause di estromissione (legali e convenzionali,
e, fra queste ultime, specie quelle che fondano una valutazione del
comportamento morale, ideologico, sindacale del socio), sottolineando
sia le diversificazioni che gli indubbi momenti di collegamento con
la fattispecie del licenziamento del lavoratore subordinato. Il
saggio si sofferma, infine, sulla tutela processuale del socio
escluso, sulle conseguenze dell' esclusione illegittima (piu'
rigorose di quelle del recesso ingiustificato), sul diffuso sistema
arbitrale di composizione delle controversie in tema di
estromissione: sone tutte in forte evoluzione, anche per l' incisivo
intervento della giurisprudenza.
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