| L' articolo consiste nella storia delle idee e vocazione politica di
Claudio Treves, che fu di completa dedizione al socialismo. Viene
ricordata la sua propensione all' alleanza con Giolitti all' inizio
del secolo, per l' attuazione di quel programma socialista da lui
stesso definito "minimo" e la sua collaborazione alla "Critica
Sociale" come portavoce, con Turati, della frazione riformista del
partito socialista. L' A. rileva poi l' opposizione di Treves alla
guerra di Libia e alla guerra del 1915, tuttavia duttile in questo
ultimo caso, coerente alla tesi del partito del "non aderire e non
sabotare". Gli avvenimenti dell' immediato dopoguerra lo lasciano
angosciosamente "perplesso": riconosce nell' ondata rivoluzionaria
qualcosa che e' socialismo, ma anche nello stesso tempo protesta
organizzata con metodi e mezzi di guerra; e lo angoscia la
consapevolezza che in quel momento storico la borghesia non poteva
piu' imporre il proprio ordinamento e il proletariato non poteva
ancora imporre l' ordine socialista. Costretto all' esilio dall'
aggressione e devastazione fascista, difende, in polemica con
Rosselli, l' ortodossia socialista, ma apre il giornale "Liberta'" ai
contributi di tutti i democratici in esilio, convinto che lo spazio
della lotta di classe si potesse riacquistare anzitutto nella lotta
per la liberta'.
| |