| L' A. ricostruisce la carriera politica di V. E. Orlando,
soffermandosi sui momenti piu' significativi della stessa. Viene
messa in rilievo la parte da lui avuta nella guerra 1915-1918 e nella
Conferenza della pace, a proposito della quale l' A. avanza
testimonianze che potrebbero giustificare il comportamento di
Orlando, accusato di debolezza ed incertezza. La sua posizione di
fronte al fenomeno fascista fu quella di tanti altri uomini di
estrazione liberale: di fiducia e di collaborazione nel primo tempo,
di rottura dopo il delitto Matteotti e il discorso del 3 gennaio. L'
A. rileva quindi la ripresa dell' attivita' politica nel 1943, a
cominciare dal consiglio dato al re perche' affidasse il governo a
Badoglio: di Orlando e' anche la ben nota dichiarazione "la guerra
continua" che tante polemiche doveva suscitare. L' A. considera
quindi la partecipazione di Orlando alla Consulta e alla Costituente
e, infine, la posizione da lui assunta di fronte al Trattato di pace
e al Patto Atlantico, che fu di opposizione in entrambi i casi:
quanto all' adesione dell' Italia al Patto Atlantico riteneva che
fosse un consenso non libero e come una conseguenza del Trattato di
pace, che per l' Italia, secondo lui, era stata un' imposizione.
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