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| IDG821200558 | |
| 82.12.00558 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Redazione
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| Nota a Cons. Stato 30 giugno 1981, n. 512
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| Foro it., vol. 105, an. 107 (1982), fasc. 1, pt. 3, pag. 11-12
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| D40557; D15308; D15314
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| Nel commentare la decisione del Consiglio di Stato, concernente la
ammissibilita' dell' atto di appello notificato al ricorrente
vittorioso in primo grado e non al suo successore a titolo
particolare, l' A. evidenzia la mancanza di norme in materia nel
processo amministrativo. Tale carenza legislativa e' dovuta
essenzialmente alle diverse caratteristiche del processo
amministrativo nel quale, per individuare le parti necessarie in
causa, si fa riferimento oggettivamente al solo provvedimento
impugnato e non ai soggetti interessati. L' orientamento della
prevalente giurisprudenza e' quindi quello di non considerare ai fini
processuali il trasferimento del diritto controverso e cio' in modo
specifico non solo nella successione tra privati, ma anche nel caso
di passaggio di competenza ad emanare l' atto da un' autorita' all'
altra. Tale regola, mutuata dal diritto processuale civile, mira
essenzialmente ad evitare all' appellante che non ha dato vita a
successioni, danni che nell' ambito del processo amministrativo sono,
secondo il commentatore, ben piu' gravi data la brevita' dei termini
di decadenza per l' esercizio dell' azione.
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| art. 111 c.p.c.
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