| l' a. osserva che le cause che hanno determinato l' odierna
situazione di pericolo per la sicurezza pubblica devono essere
rimosse urgentemente. lo stato, vedendo riflesso se stesso nella
attuale organizzazione della polizia, dovrebbe avere il coraggio di
disconoscersi. anche la polizia si avvede che non puo' riconoscersi
con l' istituzione. l' a. rileva, che pur avendo avvertito l'
esigenza di procedere ad una riforma di questa istituzione, la classe
politica e' stata dominata da una fazione temporizzatrice che e'
riuscita a ritardare la realizzazione della stessa riforma. tale
azione ritardatrice, afferma l' a., ha avuto un corollario: la
burocrazia prefettizia del ministero dell' interno, mentre fingeva di
studiare i problemi della polizia, impartiva ai propri gregari
disposizioni tendenti alla creazione di un pericoloso immobilismo nei
settori piu' delicati della pubblica sicurezza. di fronte a questo
stato di cose il capo della polizia ha preferito adottare la pratica
dell' attendismo e dell' equilibrismo. l' a. elenca le altre cause
del disastro della sicurezza pubblica: fallite scelte nell'
organizzazione di uffici e servizi, fallite scelte nel preporre
validi uomini a tali uffici e servizi, smaccato favoritismo nei
confronti di uomini privi di ogni capacita' professionale. una mafia
di boiardi da borgata di fronte alla quale, conclude l' a., il
ministro dell' interno e' del tutto impotente.
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