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| IDG830900239 | |
| 83.09.00239 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Graziosi Marina
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| Quotidianita' femminile e piccola criminalita'. Ipotesi per una
ricerca
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| Delitti e pene, an. 1 (1983), fasc. 1, pag. 154-166
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| (Bibliografia: a fine articolo o capitolo)
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| D59; D58; D51900
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| Dopo aver considerato lo stereotipo della donna delinquente elaborato
dalla "Scuola positiva" e ancora adottato in alcuni importanti
settori della cultura giudiziaria e criminologica, l' A. indica i
pericoli delle complesse ed eccentriche interpretazioni della
criminalita' femminile legate a ipotesi generali come la connessione
fra criminalita' femminile ed emancipazione o fra criminalita'
femminile e lavoro fuori da casa o fra vita domestica e certi reati.
Allo scopo di spiegare il bassissimo numero di crimini commessi dalle
donne e il loro carattere generalmente insignificante, all' A. sembra
piu' utile concentrare la ricerca sulla specifica identita' culturale
della donna che veramente prende parte a varie vicende criminali. A
questo fine l' A. ha iniziato la ricerca sul furto compiuto da donne
a Roma alla fine del diciannovesimo secolo, usando documenti
processuali conservati presso l' Archivio di Stato di Roma, dai quali
l' A. trae alcune conclusioni. Questi atti processuali generalmente
riguardano furti commessi da domestiche ai danni dei padroni e
mostrano con grande vivezza i diversi aspetti della vita, della
famiglia e dei contrasti sociali, i rapporti interpersonali e le
relazioni che formano l' origine e lo sfondo dei furti. Emerge un
quadro di una criminalita' a livello di sussistenza o di furto inteso
come rimborso, che generalmente non e' collegato a nessun senso di
illegalita' ed e' l' espressione di una sorta di giustizia privata,
che non e' professionale ne' organizzata, ed e' connessa non a
sub-culture criminali, ma alla precarieta' della vita.
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| Centro diretto da M. Fameli - IDG Firenze
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