| Dovunque i partiti sono piu' di uno, e a maggior ragione dove sono
molti come in Italia, la logica che presiede ai loro rapporti e'
quella privatistica dell' accordo, non quella pubblicistica del
dominio. E d' altra parte il mercato politico, inteso come rapporto
generalizzato di scambio tra governanti e governati, e' una
caratteristica della democrazia: non di quella immaginaria di
Rousseau e di tutti coloro che considerano la partecipazione politica
come un toccasana, bensi' della democrazia reale che si nutre proprio
di questo continuo scambio tra produttori e consumatori di consenso.
La crescente ingovernabilita' delle societa' complesse ha suscitato
un rinnovato interesse per le dottrine contrattualistiche del
passato, tanto che si puo' parlare oggi di neo-contrattualismo,
inteso come proposta di un nuovo patto sociale destinato a fondare
una nuova societa'. Ma la difficolta' nuova che il
neo-contrattualismo deve affrontare sta nel fatto che gli individui,
detentori di una piccola quota del potere sovrano, non si
accontentano piu' di chiedere, in cambio della loro obbedienza, la
protezione delle liberta' fondamentali e della proprieta' acquistata
attraverso lo scambio, ma chiedono che nel patto siano incluse
clausole capaci di attenuare, se non di eliminare, le diseguaglianze
sociali. Cio' spiega il successo della teoria della giustizia di
Rawls, che, pur fondata su basi contrattualistiche, ha poco da
spartire con il contrattualismo tradizionale.
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