| In merito alla legislazione sabauda, l' A. rileva la tendenza a
rendersi "comune" a tutti i domini del principe piuttosto che a voler
derogare allo "ius commune". In questa luce si collocano i "Decreta
seu statuta" di Amedeo VIII, del 1430. Essi non sono ancora "comuni"
a tutto lo Stato, riconoscendo alcune autonomie locali. In rapporto
allo "ius commune" riconoscono la loro subordinazione. Dopo Amedeo
VIII il diritto principesco aumenta la sua sfera d' incidenza,
decadono progressivamente le autonomie locali col rafforzarsi del
potere centrale del sovrano, mentre lo "ius commune" tende ad essere
considerato come sussidiario, integrativo della legislazione
principesca.Ne sono una conferma le "Leggi e Costituzioni di Sua
Maesta'" Vittorio Amedeo II, del 1723, e, in maggior misura, le
successive edizioni. L' ultima di queste, del 1770, sotto il regno di
Carlo Emanuele III, mantiene il riconoscimento della funzione
integratrice dello "ius commune" ed estende la propria disciplina a
tutto il Regno, esclusa solo la Sardegna, divenendo cosi',
formalmente oltre che di fatto, "comune" a tutte le terre sabaude
continentali.
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