| Premesso che la problematica delle "ideologie" si propone anche negli
studi giuridici, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale e
diventa uno dei passaggi obbligati i molti giuristi, compresi storici
del diritto, l' A. osserva che ideologia e' parola tanto usata e
abusata da apparire a molti logora, avendo avuto una miriade di
impieghi diversi. Il problema "ideologia", osserva ancora l' A., non
puo' essere considerato solo in relazione allo studio romanistico e
agli studi di storia giuridica; il problema e' ben piu' ampio: si
tratta di sapere se si possa avere scientia iuris, in qualsiasi
esperienza ed in qualsiasi tempo, che non sia di per se' ideologica e
sempre ideologica, impostata cioe' di ideologie. Ritiene che ogni
scientia iuris e' intrinsecamente e strutturalmente "ideologica",
checche' pensi di se stessa. Cerca quindi di dare una risposta al
quesito se la nozione di "ideologia" sia da distinguere da quella di
"idee". Osserva che le ideologie sono "idee sul sentiero di guerra";
il giurista, singolarmente preso, puo' generare idee, ma non produrre
dal nulla ideologie, le quali costituiscono il tessuto connettivo da
cui egli riceve, nella tradizione dell' insegnamento impartitogli, i
primi rudimenti da apprendere che lo rendono compartecipe della
tradizione giuridica nella quale e' destinato ad operare. Alle
ideologie il giurista puo' dare e da' il sopporto tecnico dei propri
strumenti, delle proprie elaborazioni. L' A. accenna pertanto al
rapporto tra "ideologia" e "tecnica", entrambe forze essenziali delle
singole scientiae iuris. Conclude le sue considerazioni sulle
indagini intorno alle ideologie accennando alla problematica dello
studio delle ideologie nelle scientiae iuris del passato.
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