| Qualsiasi studio su Sorel si scontra con un' obiezione. Si tratta di
un uomo che e' passato attraverso molte esperienze politiche, diverse
e contraddittorie. Di quale Sorel parlate? E' la domanda che a ogni
istante vi puo' porre il vostro interlocutore. Ma giudicare Sorel in
base alle sue evoluzioni politiche, caratterizzate da una ricerca
inesausta, significa correre il rischio di non comprendere cio' che
costituisce, se non l' unita', almeno la continuita' del suo
pensiero: l' introduzione del pensiero scientifico e tecnico nell'
universo politico, l' invenzione di una morale applicata al medesimo
oggetto o, per riprendere la sua espressione, "la genesi storica
della morale", l' intransigente "plaidoyer" della classe operaia di
cui egli si e' sempre professato "servitore disinteressato". E'
invece assurdo ridurre, come si fa di solito, l' essenza del pensiero
politico soreliano a un solo libro come le "Riflessioni sulla
violenza", e alla mitizzazione dello sciopero generale. A prima
vista, l' influenza reale delle idee di Sorel ci appare debole. Ma
esse hanno avuto una particolare efficacia quale forma di
controcultura, e il loro potere simbolico e' senz' altro
considerevole. Si tratta di correnti sotterranee che riemergono
bruscamente, in occasione di un evento particolare, di una catastrofe
politico-culturale come quella del '68.
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