| Agli inizi del '900 la FIOM si assume il compito di rappresentare in
particolare gli operai specializzati. Essendo questo tipo di
manodopera insufficiente alla domanda dell' industria, la FIOM si
proponeva, mediante l' organizzazione della categoria, di
controllarne il mercato con una sorta di monopolio. Per mezzo del
contratto di lavoro tendeva infatti ad affermare il diritto dell'
organizzazione a fornire tutto il personale occorrente nella
fabbrica. Il contratto collettivo, con tutta la serie di obblighi e
sanzioni previste, faceva passare in secondo piano, nella strategia
sindacale della FIOM, lo sciopero come strumento di lotta. Lo
"status" differenziale, nell' ambito della fabbrica, dell' operaio
specializzato consentiva alla FIOM di svolgere un ruolo trainante ed
egemonico nei confronti di altri gruppi di lavoratori. La FIOM nella
sua strategia rivendicativa finiva anche col rifiutare modelli di
azione di classe, basati sul solidarismo. Lo sviluppo industriale
negli anni preguerra fanno tuttavia nascere nei lavoratori fermenti
di solidarieta' che vanno al di la' delle distinzioni professionali e
di categoria. Questa tendenza si accentua durante la guerra e nel
dopoguerra con il massiccio reclutamento di manodopera. La linea
rivendicativa propugnata dalla FIOM nel dopoguerra non e' tanto
quella di una partecipazione agli utili, ma quella di una
partecipazione operaia al processo produttivo che si sarebbe dovuta
realizzare attraverso la collaborazione tecnica, il che avrebbe
avvantaggiato la produzione. Infatti negli stessi giorni dell'
occupazione delle fabbriche gli operai, seguendo le direttive della
FIOM, ben lontane dal modello sovietico, avevano invitato i tecnici a
rimanere al loro posto.
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