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151252
IDG830400215
83.04.00215 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Colombo Arturo
Zanardelli, la riforma elettorale e la lunga marcia della democrazia italiana
Politico, an. 47 (1982), fasc. 4, pag. 649-659
(Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
D00100
Nel saggio l' A. sottolinea il significato, sia politico che civile della riforma sancita un secolo fa, nel 1882, dagli uomini della Sinistra storica giunti al potere in Italia dopo la caduta della Destra nel 1876. Con questa riforma elettorale coloro che avevano il diritto di voto aumentarono da 620 mila a oltre due milioni, pari al 7% della popolazione italiana a quell' epoca. E' vero che le donne sarebbero rimaste escluse; e' vero che un minimo di ricchezza sarebbe ancora stato necessario (o la qualificazione della seconda classe della scuola primaria); ma e' anche vero che con quel provvedimento sarebbero state allargate le "basi sociali" dello Stato appena uscito dal Risorgimento e sarebbe iniziato il processo di democratizzazione indispensabile per superare la concezione oligarchica dei conservatori, dei moderati, degli estremisti. Altri provvedimenti si renderanno successivamente necessari: dalla riforma di Giolitti del 1912, al suffragio universale nel 1946, fino alla piu' recente legge del 1975 che ha abbassato a 18 anni l' eta' per votare. E' indubbio che la "storica svolta" del 1882 e' stata una grande conquista politica perche' ha permesso alle masse di artigiani e lavoratori, soprattutto nelle piu' sviluppate aree del Nord, di far sentire finalmente il loro peso, e rivendicare il loro ruolo caratterizzante la volonta' di rinnovamento. Fu aperta la strada a quella "crescita civile" non ancora raggiunta neppure oggi di fronte agli attacchi eversivi e alle minacce terroristiche che pesano sulla nostra fragile e assediata democrazia italiana.
Centro diretto da G. Taddei Elmi - IDG Firenze



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