| L' A. esamina il problema del voto obbligatorio sotto la triplice
prospettiva di motivazioni teoriche, di ragioni pratiche e degli
effetti dell' adozione di normative che prescrivono l'
obbligatorieta' della partecipazione alle votazioni da parte di
coloro che hanno il diritto di voto. Dopo aver individuato un
concetto di astensione basato sul carattere formale della
partecipazione o non partecipazione, l' A. analizza la dottrina su
questo argomento, sottolineando come, nelle piu' importanti
motivazioni addotte nel contesto continentale, vi sia stato un
progressivo cambiamento, dalle giustificazioni basate su principi a
quelle fondate sull' opportunita' politica di introdurre normative
antiastensionistiche. Dall' analisi delle ragioni pratiche per l'
adozione del voto obbligatorio risulta, invece, la stretta
coordinazione fra l' adozione di tali normative e l' estensione del
suffragio. Infatti, se si esclude il caso australiano dove il voto
obbligatorio e' introdotto in vista di un miglior funzionamento del
sistema elettorale (il cosi' detto "voto alternativo trasferibile"),
l' obbligatorieta' a prender parte alle elezioni e' considerata sia
uno strumento di mobilitazione dei settori meno attivi, e di
conseguenza piu' conservatori, della popolazione, sia un meccanismo
per stimolare le minoranze etniche e religiose. Infine, sulla scorta
dei risultati ottenuti attraverso le normative antiastensionistiche,
il voto obbligatorio sembra aver avuto una sicura efficacia sulla
partecipazione dell' elettorato. Dall' analisi empirica e' evidente
che i Paesi dove simili normative sono state adottate sono anche
quelli con il piu' basso tasso di astensionismo elettorale.
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