| L' articolo rileva una sostanziale evoluzione, in relazione al
passato, per quanto riguarda le tendenze teoriche, le interpretazioni
e i metodi nei piu' aggiornati contributi all' analisi della
rivoluzione. Secondo l' A., i segni piu' evidenti di questa
evoluzione sono: a) la classificazione delle rivoluzioni attraverso i
processi macrosociali di modernizzazioni; b) l' adesione a una
prospettiva transnazionale; c) l' uso di un approccio storico
comparativo basato su fonti storiche e antropologiche; d) la
revisione creativa delle idee di Marx e di Weber; e) la connotazione
razionale attribuita alla violenza politica. Queste caratteristiche
vengono esaminate in profondita', sottolineando gli elementi
scientificamente acquisiti e i problemi lasciati insoluti. Delle due
sezioni, nelle quali l' articolo e' diviso, una e' dedicata al ruolo
dello Stato, e l' altra alla formazione di movimenti collettivi
rurali in tempi di crisi rivoluzionaria. Nella prima sezione l'
analisi descrive in dettaglio l' incidenza di pressioni
internazionali e il funzionamento delle burocrazie di Stato e delle
classi agrarie nelle dinamiche che conducono allo scoppio della
rivoluzione. Inoltre vengono identificati diversi modelli
rivoluzionari che corrispondono a diversi livelli di fini
socio-economici. Nella seconda sezione vengono esaminati i
cambiamenti subiti dalle comunita' rurali, da cui sono prodotti i
movimenti rivoluzionari, le nuove condizioni strutturali e politiche
che tendono a promuovere rivolte, le motivazioni che guidano i
comportamenti dei contadini e la natura delle alleanze che legano le
masse rurali e i gruppi urbani. Infine, l' A. esprime una valutazione
molto positiva dell' approccio storico comparativo applicato all'
analisi della rivoluzione. Rileva, tuttavia, la necessita' di
ampliare il campo della ricerca oltre i casi storici finora
esaminati, per proporre delle generalizzazioni esplorative che
dovrebbero distinguere piu' chiaramente le rivoluzioni "classiche" da
quelle dei Paesi del Terzo Mondo.
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