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| IDG830900389 | |
| 83.09.00389 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Fiandaca Giovanni
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| Osservazione a Cass. sez. I pen. 25 marzo 1982
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| Foro it., an. 108 (1983), fasc. 9, pt. 2, pag. 360-362
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| D6140; D51310
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| La sentenza riguarda due aspetti: il riconoscimento della
possibilita' di utilizzare atti di altri procedimenti connessi, anche
se non ancora definiti con sentenza irrevocabile; il problema dell'
accertamento probatorio dell' associazione a delinquere di stampo
mafioso (antecedentemente all' introduzione della l. 13 settembre
1982, n. 646). L' A., accompagnandola con commenti critici, offre una
rassegna bibliografica conforme all' assunto della prima massima. Per
quanto concerne il secondo aspetto, l' A. ritiene che la Cassazione
abbia accettato, sostanzialmente, l' "originale" criterio di prova
elaborato dal Tribunale di Reggio Calabria nella sentenza 24 gennaio
1979. L' A. illustra questo criterio, l' ulteriore elaborazione della
Corte e offre una rassegna di giurisprudenza e di dottrina in materia
di prove in processi di mafia.
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| art. 144 bis c.p.p.
art. 466 c.p.p.
art. 3 l. 8 agosto 1977, n. 534
art. 416 c.p.
art. 416 bis c.p.
Trib. Reggio Calabria 24 gennaio 1979
l. 13 settembre 1982, n. 646
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