| Il sistema italiano di giustizia penale prescrive attivita' rivolte a
realizzare la "protezione" del minore nell' ambito di tre settori: il
minorenne "vittima" (di reati), il minorenne "antisociale"
(potenziale autore di reati), il minorenne "delinquente" (autore di
reati). L' analisi di questi tre settori mette in evidenza, in
particolare, quanto segue: 1) Circa il minore vittima: i problemi
medico-legali, criminologici e giuridico-sociali concernenti il
"maltrattamento" dei bambini in famiglia; l' esigenza di considerare,
a tale riguardo, interventi che vadano oltre la semplice protezione
"penale", in una prospettiva di coordinamento fra le prescrizioni
giudiziarie (non solo penali) e l' organizzazione del complesso dei
"servizi sociali". 2) Circa il minore antisociale: la competenza
amministrativa attribuita al Tribunale per i minorenni, nel campo
della prevenzione della delinquenza minorile, attualmente soggetta ad
una profonda trasformazione operativa con il passaggio alle strutture
di servizio sociale della autorita' locale (Comuni) dei compiti
concernenti l' organizzazione pratica degli interventi diretti alla
rieducazione dei minori. 3) Circa il minore delinquente: le norme
legali tendenti ad evitare che il minorenne autore di reato, al di
sotto di una certa eta', possa essere considerato "delinquente"; la
tendenza ad elevare tale livello d' eta' con la conseguente
"depenalizzazione" e la possibilita' del futuro inserimento dell'
attuale settore del "minore delinquente" nell' ambtio della sfera del
"minore antisociale". Il che pone ulteriori problemi in relazione
all' attuale momento critico dell' attivita' rieducativa, in una
situazione sfumata di gestione mista, fra la competenza dell'
autorita' giudiziaria e quella politico-amministrativa dei Comuni.
Pertanto i tre punti esaminati confluiscono in un' unica
problematica, che dimostra in ogni settore l' esigenza di realizzare
la protezione legale del minore, nell' ambito della sua famiglia,
mediante una coordinata articolazione di varie componenti, non solo
penali, ma anche civili, amministrative e sociali. Risulta inoltre l'
esigenza di considerare i problemi anche a livello clinico, ossia
delle singole personalita' individuali, evitando di valutare ogni
questione soltanto sulla sua dimensione "sociale", nonche' di
attribuire al "territorio" ed alla partecipazione comunitaria dei
cittadini, nella giusta prospettiva di valorizzare le forme di
trattamento in liberta', un potenziale "terapeutico" la cui efficacia
e' ancora da dimostrare, mentre ne e' stata ampiamente constatata l'
azione emarginante e stigmatizzante.
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