| L' A., analizzando le funzioni sociali, culturali, psicologiche della
legislazione minorile, mostra come il suo sviluppo abbia contribuito,
da un lato, alla perdita dei vincoli di responsabilita' reciproca fra
gli adolescenti e le loro famiglie, la comunita' e le classi sociali,
e, dall' altro, al sorgere di nuovi interlocutori e nuove agenzie
sociali che si dedicano alla protezione e al controllo dei giovani.
Nonostante cio', la giustizia minorile ha dato origine a confusioni e
contraddizioni perche' essa ha frequentemente "punito" i giovani, in
particolare quelli di bassa estrazione sociale, con vari mezzi che
sono stati soltanto in parte definiti come "punizione" e sono stati
per la maggior parte dissimulati sotto le ambigue etichette di
"assistenza sociale" e "rieducazione". Inoltre, nel campo della
legislazione penale minorile, la scelta e' stata quella di svolgere
indagini sulla salute mentale dell' accusato. A questo scopo e' stato
fatto riferimento a caratteri psicologici, ma nascondendo la natura
convenzionale, prescrittiva e legale di tale procedura. Cio' ha
grandemente contribuito alla perdita di responsabilita' da parte di
tutti e specialmente da parte dei giovani. Secondo l' A., per meglio
proteggere i giovani, sarebbe necessario passare ad una presuntiva
responsabilita' penale a qualsiasi eta'. Tale presunzione costante
contribuirebbe ad un nuovo emancipatorio rapporto fra i giovani e la
societa', non limitato al solo campo penale, ma da realizzare in
tutti gli aspetti della condizione sociale e legale dei giovani nella
nostra cultura.
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