| A proposito della politica economica e delle strutture burocratiche
dello Stato italiano fra il 1922 e il 1925, l' A. rileva il contrasto
insorto tra il Ministro dei Lavori Pubblici, Carnazza, ed il Ministro
delle Finanze e Tesoro, De Stefani: il primo, fautore di programmi,
ispirati da tecnocrati riformisti, favorevoli ad un largo intervento
dello Stato, specialmente nel Meridione, ed autore di una riforma
aderente a questo indirizzo, decretata il 31 dicembre 1922; l' altro,
sostenitore della linea caldeggiata dai liberisti, i quali riuscirono
alla fine ad imporre una "controriforma", nel novembre 1924, che fece
naufragare l' ambizioso disegno della tecnocrazia riformista e la
svolta meridionalistica della politica economica. Per sollevare il
bilancio dello Stato da pesanti oneri necessari per il rinnovamento e
l' ampliamento degli impianti, fu privatizzato il servizio
telefonico; non fu attuato invece il progetto di cedere a privati
linee secondarie e regionali delle ferrovie, per l' opposizione di
Farinacci e dei sindacati dei ferrovieri da lui capeggiati.
| |