| L' editoriale esamina due tendenze oggi diffuse, che rivelano una
certa sfiducia nella politica: da una parte - si dice - i cattolici
nei trentacinque anni passati avrebbero politicamente fallito, non
essendo riusciti a creare un Paese piu "cristiano"; dall' altra, non
sarebbe possibile fare politica "da cristiani", essendo la politica
"sporca" per natura sua e impermeabile al Vangelo. Rispondendo al
primo quesito, l' editoriale nota che il compito del cristiano
impegnato in politica non e' religioso ma appunto politico; egli non
si propone di creare una "societa' cristiana", confessionale, ma una
societa' a misura d' uomo. Percio' l' opera dei cattolici in campo
politico si deve giudicare dai valori umani che essi hanno saputo
promuovere nella societa' italiana; ora sotto questo punto di vista
non si puo' parlare di fallimento. Quanto alla seconda questione, l'
editoriale rileva che la politica non e' per sua natura ne' diabolica
ne' sporca, ma e' una realta' buona e voluta da Dio; puo', percio',
essere praticata "da cristiani". Si deve tuttavia riconoscere che
fare politica da cristiani e' assai difficile, perche' la politica
comporta rischi e tentazioni assai gravi. Per superare tali
difficolta', e' necessaria una "spiritualita' della politica",
fondata principalmente sullo spirito di servizio e di carita'.
Infatti, solo una politica concepita come "servizio" e vissuta nella
"carita'" e' conforme allo spirito evangelico.
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