| Il presente saggio e' il resoconto finale socio-giuridico di un
progetto di ricerca multidisciplinare sulla pratica corrente e sulle
future prospettive dell' esercizio dell' uso civico in Sardegna. Usi
civici di varie specie (pascolo, boschi, raccolta delle ghiande,
semina) sono sopravvissuti ai grandi sforzi fatti per due secoli dai
Governi italiani per sopprimerli in nome della proprieta' privata e
del "laisser-faire". Tali pratiche sembrano essere particolarmente
vive in Sardegna, dove esse meritano molta attenzione a causa della
estensione delle terre comunali assoggettate ad uso civico (circa 31
mila miglia quadrate) e perche' le loro radici si intrecciano
profondamente con le leggi consuetudinarie sarde e con le usanze
popolari. L' inchiesta del professor Ferrari (che probabilmente si
estendera' all' intero teritorio sardo) ha conseguito un duplice
risultato. In primo luogo essa e' stata indirizzata a conoscere l'
opinione del pubblico sulla l. 16 giugno 1927, n. 1766, che ha
perseguito una graduale soppressione di tutti gli usi civici
attraverso diverse tecniche. In secondo luogo, in vista di piu'
approfondite e piu' ampie fasi di ricerca, sono state ottenute anche
delle informazioni di massima su come gli usi civici vengono
praticati dalla gente, come pure sulle politiche seguite dalle
istituzioni locali sul campo. Il campione di popolazione sarda,
esaminato attraverso le tecniche KOL, nella prima parte dell'
inchiesta, sembra, a prima vista, polarizzarsi su posizioni estreme,
punto per punto, per quanto riguarda le sue reazioni. Tuttavia tale
polarizzazione non esprime opzioni pregiudicate sul piano ideologico
in favore o contro certe dicotomie di massima come ad esempio pascoli
privati o comunali, struttura pastorale o agricola, economia
tradizionale o "razionale" ecc.. Al contrario, gli atteggiamenti
variano in rapporto al caso in esame. Tuttavia e' molto sentito il
bisogno di eguaglianza sociale, ed uno dei sentimenti dominanti e'
che le decisioni per il terreno pubblico debbano essere prese dal
Consiglio comunale anziche' regionale. Nella seconda sezione dell'
inchiesta e' stato chiesto di parlare a politici locali di tutte le
parti, a persone anziane, a figure importanti quali preti diocesani o
arbitri privati. Gli usi civici sembrano essere molto praticati,
specialmente per il pascolo, sebbene casi di decisioni superficiali e
di miopi politiche locali, nel passato, siano sfociati in privilegi e
conseguenti conflitti, in alcuni casi assai acuti. Per il futuro,
come asseriscono la maggior parte delle interviste, gli usi civici
dovrebbero essere trasformati, non soppressi. Le regole del "laisser
faire" potrebbero essere ammesse occasionalmente, ma stabilendo che
la proprieta' comunale e il potere decisionale della comunita' non
sono in gioco.
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