| L' A. affronta il tema della riforma della disciplina del
collocamento coattivo, rivolgendo l' attenzione alle istanze ed alle
aspettative che in materia sono diffuse e formulando, in questa
prospettiva, commenti e critiche ai progetti di riforma in
discussione in sede parlamentare. Nell' articolo si sottolinea l'
opportunita' di restringere ai soli inabili la tutela, escludendo dal
privilegio nell' avviamento altre categorie, per alcune delle quali
(v. in particolare gli orfani di guerra) il mantenimento del
beneficio apparirebbe ormai anche anacronistico. Viene posto l'
accento sull' esigenza di una riforma che muova da un inquadramento
del problema del collocamento coattivo, quale aspetto della piu'
vasta problematica posta dal mercato del lavoro e che, di
conseguenza, disponga interventi atti ad incentivare (se non
addirittura a creare) la domanda di inabili, a qualificare l' offerta
di lavoro dell' inabile ed a realizzare una piu' razionale mediazione
fra domanda ed offerta, dando cosi' garanzie di effettivita' al
collocamento coattivo. L' A. formula suggerimenti in proposito,
sottolineando anche l' opportunita' di cogliere l' occasione della
riforma della disciplina, per risolvere, con interventi
chiarificatori, alcune questioni che attualmente si pongono sotto il
profilo ermeneutico e danno luogo ad un vasto contenzioso (ci si
riferisce, ad es., al problema della compatibilita' fra assunzioni
obbligatorie e patto di prova, a quello della tutela della qualifica
soggettiva dell' avviato, ecc.).
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