| L' accordo sul costo del lavoro, che ha chiuso la difficile vertenza
sindacale, apertasi con la disdetta della scala mobile, segna una
tappa significativa nella evoluzione delle relazioni industriali
verso modelli di neo-corporativismo. L' accordo infatti, gia' sotto
il profilo formale propone la rilevante novita' di una veste
trilaterale, ma il dato non e' certo solo formale, posto che anche
sul piano sostanziale si tratta di un vero e proprio accordo
trilaterale, che rende esplicito quello scambio politico tra i
soggetti rappresentantivi ed il Governo, gia' avviato nella fase
della solidarieta' nazionale, e consistente, da un lato, nell'
impegno degli organismi sindacali di mantenere la contrattazione in
un ambito coerente all' azione governativa, e, dall' altro lato, in
un intervento del Governo inteso a condizionare il suo operato anche
alle esigenze della contrattazione e, conseguentemente, a preparare
il terreno piu' favorevole per la sua composizione. Tuttavia,
nonostante le pretese dell' accordo, che tocca quasi tutte le materie
oggetto di particolari attenzioni negli ultimi tempi, resta il dubbio
che la sua stipulazione abbia rappresentanto un necessario tributo
alla formula della governabilita' e non racchiuda quello scambio di
consenso, che invece sarebbe stato necessario in un accordo di tale
portata. Le non sopite difficolta' incontrate dalle parti sociali
nella successiva fase dei rinnovi contrattuali dimostrano quanto meno
l' eccessivo ottimismo delle prime valutazioni, che avevano parlato
dell' accordo come un vero e proprio patto sociale. Nell' accordo e'
possibile inoltre individuare ulteriori evoluzioni di quel
ripensamento sul modello garantista che aveva fortemente
caratterizzato la legislazione giuslavoristica fino alla prima meta'
degli anni '70, e che aveva gia' subito una prima erosione da parte
delle c.d. norme a derogabilita' collettiva. Peraltro il ripensamento
sul garantismo non viene neanche sottoposto, come invece era avvenuto
in precedenza, al filtro di un maggior controllo sindacale,
apparendo, quindi, ormai diffusa, anche nell' ambito sindacale, la
convinzione che le rigidita' insite nella disciplina del rapporto di
lavoro rappresentino un onere intollerabile per un moderno ed
efficiente assetto produttivo delle imprese.
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