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| IDG840110066 | |
| 84.01.10066 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Ardau Giorgio
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| Al diritto di sciopero si sacrificano interessi sui quali e' fondato
lo Stato di diritto
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| Riv. dir. civ., an. 30 (1984), fasc. 2, pt. 2, pag. 246-250
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| D713; D04201
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| Si critica la sentenza della Corte costituzionale 13 giugno 1983, n.
165, perche' il divieto dello sciopero rivolto a coagire sulla
pubblica amministrazione non soltanto non puo' ritenersi illegittimo
perche' "fascista", ma costituisce un precetto fondamentale d' ogni
Stato di diritto. D' altra parte quest' ultimo in tanto e'
compatibile con lo "Stato sociale", in quanto il secondo realizzi la
protezione dei cittadini economicamente piu' "deboli" esclusivamente
attraverso l' azione fiscale e la "politica dei redditi". Non e' piu'
Stato di diritto lo Stato "assistenziale" e pietistico di tipo
peronista, il quale impedisce il fallimento delle imprese, sebbene
inidonee a produrre e vendere a prezzi concorrenziali rispetto a
quelli di mercato, interno e internazionale. In definitiva, il
diritto di sciopero ex art. 40 Cost. non puo' essere configurato, ne'
dalla magistratura ordinaria ne' da quella della Corte
costituzionale, alla stregua d' un Grundgetz o legge fondamentale che
dir si voglia.
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| C. Cost. 13 giugno 1983, n. 165
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| Ist. per la documentazione giuridica - Firenze
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