| l' a. sostiene, attraverso un' analisi critica, che il programma
terroristico e' particolarmente debole nel momento in cui l' azione
terroristica e' piu' diffusa. da questa analisi l' a. trae le
seguenti conseguenze: fu giusto l' atteggiamento di quelle forze che
si opposero alla trattativa dopo la strage di via fani e che
respinsero le proposte di creare giudici speciali, che in qualche
modo avrebbero rappresentato una sorta di riconoscimento delle
organizzazioni terroristiche; sia evitata qualsiasi forma di
pubblicizzazione degli avvertimenti dei terroristi e sia stabilito
per determinati atti istruttori, come ad esempio gli interrogatori
degli imputati, un rigido divieto di diffusione al di fuori dei
soggetti interessati. secondo l' a., i risultati essenziali da
conseguire con strumenti legislativi sono la riduzione della
litigiosita' civile, la diffusione dei carichi giudiziari sul
territorio, la predisposizione di piu' tipi di processi penali in
relazione alla tipologia, ormai altamente differenziata degli
attacchi criminali, l' individuazione di meccanismi di sfoltimento
dei processi penali per i reati meno gravi. sul piano amministrativo
vanno potenziati i mezzi a disposizione della magistratura, iniziando
dalle citta' piu' colpite dalla criminalita' violenta. nuclei
periferici di polizia giudiziaria dovranno seguire l' andamento del
fenomeno in tutte le sue specifiche caratteristiche locali per dare
continuita' e sistematicita' all' azione della magistratura e
cogliere sin dalle prime manifestazioni il fenomeno di diffusione del
terrorismo. su questo tipo di intervento, conclude l' a., si e'
raggiunta una significativa convergenza ed esistono i presupposti per
una essenziale riforma del sistema giudiziario.
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