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15515
IDG791310068
79.13.10068 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
magri tito
leviathan e behemoth: tra mitologia e rivoluzione. i mostri di hobbes
Rinascita, an. 36 (1979), fasc. 10 (9 marzo), pag. 40
(Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
f402
l' assunzione da parte di hobbes dei due mostri, con cui si conclude nel libro di giobbe l' esposizione della potenza di dio, per i titoli delle sue opere principali, "leviathan o la materia, forma e potere di uno stato ecclesiastico e civile" (1651), e "behemoth, o il lungo parlamento" (1667), investe i fondamenti stessi del diritto naturale. infatti leviathan e behemoth testimoniano la potenza di dio e l' impotenza dell' uomo. se dio fosse essenzialmente ragione e bonta' e vi fosse un metro di giustizia comune a dio e all' uomo, la legge naturale configurerebbe un ordinamento morale oggettivo e trascendente, cui lo stesso stato dovrebbe subordinarsi. al contrario, se l' abisso fra dio e creature e' incolmabile non si puo' parlare di un ordine o senso morale della natura e l' uomo non puo' fare appello, di fronte allo stato, alla legge della ragione ma deve riconoscere, anche nel sovrano assoluto, il mistero e la necessita' di dio. leviathan e' percio' il simbolo dello stato assoluto che ispira terrore e non ammette alcuna possibilita' di concludere patti con lui ed esercita il suo dominio sugli uomini. behemoth, mostro dalla mole immensa e di natrua sensuale, e' da interpretare come l' unione della moltitudine capace di contendere al re la sovranita' con la guerra civile causata dall' interesse e dalle passioni. l' aver simboleggiato nel behemoth il lungo parlamento significa che l' unita' politica e' minacciata dalle forze della sedizione.
Rassegna stampa a cura di: G. Ipsevich, S. Stoppoloni, E. Zampetti



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