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Documento


161367
IDG850410044
85.04.10044 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Artoni Roberto, Morcaldo Giancarlo, Spaventa Luigi, Zanchi Paolo
Il "Rapporto Spaventa" sul debito pubblico
Mondoperaio, an. 38 (1985), fasc. 1-2, pag. 102-110
F3212
Il "Rapporto Spaventa" sul debito pubblico: uno dei mali dell' Italia affrontato senza veli e sottoposto all' attenzione del parlamento, con precise proposte per una inversione di tendenza. Come e' cresciuto, e perche', il debito pubblico in Italia a partire dal 1960. Un fenomeno abnorme, che rischia di dare al nostro paese un primato negativo, come si puo', nell' arco di 3-4 anni, a partire dal 1985, procedere a correzioni senza provocare, per contraccolpo, una recessione economica? - Gli argomenti a sostegno di una disciplina monetaria rigida non sono da respingere e non poggiano necessariamente su dottrine monetariste. Ma non hanno minor peso anche gli argomenti di quanti ne sottolineano i rischi. - Non basta ricorrere ai BOT per finanziare il debito pubblico. L' uso eccessivo di questa risorsa puo' provocare crisi di fiducia nei risparmiatori. E allora l' improvvisa necessita' di un aumento del finanziamento monetario potrebbe creare un' inflazione incontrollata. - Bisogna interrompere la crescita del rapporto fra debito pubblico fruttifero e prodotto interno lordo. Ma per far questo occorre impostare una programmazione pluriennale, con tappe successive di riduzione del rapporto, sino a giungere all' azzeramento. E non ci puo' essere neutralita' di scelte politiche. - Bisogna ridurre la spesa pubblica, ma bisogna anche aumentare l'entrata fiscale: a questo scopo nonoccorrono aumenti di aliquote, a condizione di un recupero dell'area di erosione ed evasione. Bisogna anche riesaminare i criteri che orientano l' emissione dei titoli di Stato. In conclusione: non basta una tecnica monetaria, occorre una politica.
Centro diretto da G. Taddei Elmi - IDG Firenze



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