| Questo studio e' basato su una analisi preliminare, quantitativa e
qualitativa, di documenti giuridici e di decisioni di due tribunali
penali italiani negli anni 1901-1902. I tribunali sono situati in un
distretto rurale della Provincia di Cuneo, nell' Italia
nord-occidentale. Nello studio e' messa in rilievo la comunita'
contadina, esaminata sia dal punto di vista della cultura che delle
condizioni di vita. Riguardo a queste, l' A. sostiene che e' piu'
giusto parlare di conflitti che di crimini. Dice che in molte istanze
il comportamento di violazione della legge dovrebbe propriamente
essere veduto come un comportamento di osservazione della legge con
riferimento a regole abitudinarie pre-capitalistiche. La proprieta' e
la classe sembrano avere rapporto con i conflitti in molti modi e a
diversi livelli: chi ha terra ha guerra, come dice il proverbio. Da
parte del giudice la condizione di lavoratore giornaliero o di
vagabondo spesso implica la preconcetta idea di colpa; piu'
generalmente, la ricerca mostra che diverse classi sociali sono
trattate in maniera diversa: mentre un quinto soltanto delle classi
dominanti e' destinato o condannato alla prigione, la proporzione per
le classi subalterne sale a quattro quinti. Infine l' A. discute due
possibili spiegazioni per il ruolo centrale giocato in molti
conflitti dall' onore, tenendo conto del fatto che, nelle societa'
contadine, tutte le merci, compresa la reputazione della gente, sono
scarse e dal fatto che l' onore rappresenta l' "unico" bene che
ognuno possiede.
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