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161394
IDG850410071
85.04.10071 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Faralli Carla
Psicologia e studio del diritto nel pensiero filosofico-giuridico italiano tra otto e novecento
Soc. dir., an. 10 (1983), fasc. 3, pag. 161-172
(Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
F320
Questo saggio esamina le concezioni di alcuni filosofi italiani del diritto come Icilio Vanni, Alessandro Levi e Vincenzo Miceli, per quanto riguarda il rapporto fra psicologia e studio del diritto. Questi autori sono stati selezionati come esempi di una larga tendenza nel pensiero filosofico del diritto italiano fra il XIX e il XX secolo. Vanni ha sostenuto la teoria che la ricerca psico-sociale e' essenziale per l' analisi del diritto. Infatti, gli istituti di diritto sono un prodotto di forze generatrici la cui apparizione esteriore avviene quando e' compiuto un processo che e' essenzialmente psichico. Levi ha rilevato che il compito della filosofia e' quello di studiare l' origine del diritto, che non e' soltanto un fatto esterno della societa', ma anche un fatto interno della psiche umana, e la sua evoluzione e' strettamente correlata allo sviluppo della coscienza umana. Quindi la psicologia individuale e collettiva e' un sussidio indispensabile per la filosofia. Miceli credeva che il diritto, al pari di ogni altro fenomeno sociale, puo' ricondursi, direttamente o indirettamente a un solo fenomeno psichico, la "credenza", che in un certo modo costituisce il tessuto dei rapporti sociali e per opera del quale fenomeno si determinano le norme.
Centro diretto da G. Taddei Elmi - IDG Firenze



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