| Sul piano teorico la riforma della Costituzione o e' un' illusione o
un dato di fatto che si legittima "ex post". In questa logica sembra
un vero non senso parlare di autoriforma. Non ci possiamo, pero',
accontentare di dover scegliere tra una lenta agonia del sistema
politico ed un suo collasso repentino. Per cui l' A. affronta il
problema della riforma costituzionale muovendo dal quesito se sia
ipotizzabile e politicamente sostenibile un' autoriforma
costituzionale mantenendo fede alla legittimita' dell' ordinamento
legale esistente, ma introducendo contestualmente elementi di
innovazione, proprio grazie ai quali lo si conserva. L' A. sostiene
che occorre puntare ad un tipo di autoriforma della Costituzione e
dell' intero sistema istituzionale, che sia utile e necessaria a
garantire la "funzionalita'" del sistema stesso e a salvaguardare il
compromesso costituzionale che e' alla base della Repubblica. Si
dovra' trattare, quindi, di una riforma "debole", capace cioe' di non
violare la "decisione fondamentale" sottesa al patto ed espressa in
norme ed istituti, ma, al tempo stesso, di rimuovere gli ostacoli che
condizionano il sistema politico condannandolo ad una lenta agonia.
L' A. analizza l' evoluzione della strategia del PSI in tema di
riforme istituzionali e sostiene che una strategia di trasformazioni
istituzionali e la stessa ipotesi di una riforma "debole" della
Costituzione acquistano senso solo in funzione dell' alternativa.
Conclusivamente l' A. esamina le posizioni del PCI in questa
prospettiva di riforme.
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