| Il problema della particolare condizione in cui si viene a trovare il
detenuto straniero e la ricerca delle soluzioni piu' idonee per la
eliminazione, o quantomeno, la riduzione dello stesso, si pone
unicamente la' dove il sistema penitenziario si basa sui principi del
rispetto umano e del trattamento volto alla risocializzazione del
reo. Detto problema assume dimensioni sempre piu' notevoli a causa
della sempre maggiore internazionalizzazione della societa', pur
differenziandosi, quanto ad estensione da paese a paese. L' accennata
particolare condizione dei detenuti stranieri deriva dalle
difficolta' di comunicazione che questi ultimi incontrano e che,
ponendo i medesimi in uno stato di semi-isolamento, fa si' che gli
stessi percepiscano la loro particolare situazione come pena
aggiuntiva. Piu' in particolare, come risulta da un rapporto UNSDRI
sul problema, le difficolta' che i detenuti stranieri incontrano
durante la detenzione si possono cosi' riassumere: isolamento dovuto
a differenze culturali e di lingua; privazione di opportunita'
trattamentali; difficolta' di contatti con le famiglie; problemi
legati all' alimentazione; minore possibilita' concreta di usufruire
dei benefici di legge. Varie sono le vie che si possono adottare per
affrontare il problema ora esposto. La separazione, vale a dire la
sistemazione degli stranieri in stabilimenti di pena a loro
riservati, appare, in linea di massima inopportuna. In primo luogo,
infatti, la separazione puo' sempre dare adito al sospetto che si
agisca in base a principi discriminatori a danno degli stranieri. Non
solo, ma la concentrazione di questi ultimi in base unicamente al
criterio appunto della cittadinanza straniera impedisce ogni
differenziazione di trattamento nei confronti degli stessi con la
conseguenza che il regime penitenziario viene sintonizzato sulle
frequenze dei soggetti piu' pericolosi. La separazione puo' essere
positiva unicamente se riguarda un gruppo, omogeneo dal punto di
vista culturale, di stranieri in attesa di espulsione. Anche in sede
di comitato di esperti del Consiglio d' Europa incaricato dello
studio dei problemi relativi ai detenuti stranieri e' emerso un
orientamento contrario alla segregazione la quale in ogni caso - ove
non sia possibile la completa eliminazione della stessa - non deve
condurre a discriminazione alcuna ne' essere di ostacolo alla
risocializzazione del detenuto. Altra possibile soluzione al problema
dei detenuti stranieri e' quella di trasferire gli stessi - una volta
condannati - nei paesi di origine per ivi scontare la pena. Alcune
convenzioni internazionali - a cui invero hanno peraltro aderito
pochi paesi - prevedono tale possibilita'. Ultimamente il piu' sopra
ricordato comitato di esperti del Consiglio d' Europa ha terminato di
stilare una convenzione che prevede la possibilita' di trasferire lo
straniero nel paese d' origine, purche' vi sia il consenso dell'
interessato e purche' il reato sia previsto come tale in entrambi i
paesi. Ove si scelga, infine, la via di detenere gli stranieri
assieme ai condannati locali, tale comitato di esperti ha auspicato,
al fine di superare le piu' sopra ricordate difficolta' che detta
particolare categoria di detenuti incontra, che si adottino gli
accorgimenti che seguono: miglioramento dei loro contatti tramite
volontari; intensificazione del ruolo delle Autorita' consolari;
adozione di sistemi di compensazione che bilancino la impossibilita'
da parte dei detenuti stranieri di beneficiare di determinate
opportunita' trattamentali di cui godono i detenuti locali. Tutto
cio' premesso, la Fondazione Internazionale Penale e Penitenziaria
appare all' A. l' organizzazione internazionale piu' adatta a
promuovere la soluzione dei problemi dei detenuti stranieri.
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