| Il saggio di Szabo muove dalla osservazione del passaggio, nelle
societa' occidentali, da una civilta' prevalentemente rurale ad una
civilta' urbana in cui solo il 5-10% della popolazione vive di
agricoltura: fenomeno che l' A. considera, agli specifici scopi della
dimostrazione seguente, come il principale trauma collettivo di una
successione di generazioni in seguito al turbine delle rivoluzioni
industriali iniziato sin dalla fine del XVIII secolo. E sempre in via
di premessa si pone in rilievo il carattere apparentemente
contraddittorio della civilta' urbana: la quale dalla sua stessa
ricchezza morale e materiale trae fonte per una criminalita' che si
esplica in pratiche predatorie, in turpitudini che predispongono ad
attivita' fraudolente, in estorsioni e violenze che i piu' forti
impongono ai piu' deboli. Una non dissimile e conseguente
contraddizione, si riscontra nelle ricerche sulla criminalita'
urbana: sul piano diagnostico, che non fornisce parametri certi sul
trand del fenomeno, come pure sulle misure preventive. Cio' posto, l'
A. delinea l' oggetto della ricerca la quale si propone di fissare i
momenti salienti del dibattito in relazione a quattro specie di
problemi: a) valutazione del carattere criminogeno dell' ambiente
urbano e sue modifiche nel periodo odierno; b) il concetto di
prevenzione nelle molteplici sue dimensioni; c) valutazione empirica
di programmi di prevenzioni del crimine in ambiente urbano, in
particolare riferimento ad alcune esperienze nordamericane e
britanniche; d) funzione della giustizia penale nelle societa'
urbanizzate contemporanee nel quadro di riferimento macrosociologico
di una politica preventiva adatta all' ambiente urbano. Tra le
conclusioni di maggior rilievo espresse a margine della ampia
rassegna del pensiero scientifico che l' A. offre, annotiamo - quanto
al tema della violenza in ambiente urbano - il rilievo di un
progressivo aumento, a lungo termine, dell' avversione alla violenza,
di pari passo con un processo di interiorizzazione dei controlli
psicologici e socio-culturali relativi alla repressione degli impulsi
violenti al momento di regolare conflitti sociali o interpersonali.
Quanto al concetto di prevenzione generale osserva l' A. che se la
minaccia poliziesca rafforza maggiormente il rispetto della legge
penale, la severita' della pena per contro (fatta eccezione per gli
omicidi) non sembra dar luogo ad una relazione certa di causalita'
con la dissuasione. Riferendosi poi alla dissuasione "specifica", ed
utilizzando anche in questo caso dati statistici ed analisi empiriche
a campione, l' A. pone in rilievo il carattere assai dubbio della
qualita' dissuasiva della pena nei confronti dei recidivi, osservando
anzi come gli studi clinici portino a concludere che quanto piu' un
individuo e' stato punito in passato tanto piu' egli e' suscettibile
di recidiva.
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