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162247
IDG850910063
85.09.10063 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Giacobbe Pantaleone
Il fascino discreto della violenza nelle carceri
Rass. penit. crim., an. 4 (1982), fasc. 3-4, pag. 689-696
(Bibliografia: a fine articolo o capitolo)
D644
E' possibile sconfiggere la violenza nelle carceri? Max Aub ne darebbe una risposta interlocutoria e strumentale allo stesso tempo, apparentemente cinica, senza blandire pietismo o altri concetti religiosi di benevolenza; si spoglierebbe di qualsiasi timidezza della retorica sull' Uomo per guardare in faccia la realta' e coglierne il suo contenuto simbolico. Ma l' interrogativo, attualmente, piu' che una risposta ha bisogno di un' altra domanda: e' possibile reinventare un carcere nel quale il momento culturale sia il dominio o l' elemento propulsivo di tutte le attivita' di trattamento? Soltanto partendo da un discorso del genere si puo' spezzare quell' incessante sequela di atroci delitti, altrimenti si corre il rischio di essere risucchiati nel vortice paranoico del "dente per dente". Tutto cio' meditavo scrivendo il presente articolo; meditazione ossessiva maturata progressivamente con l' esperienza vissuta in un carcere di massima sicurezza, come operatore penitenziario, in cui gli spiragli risocializzanti per alcuni versi sono molto labili e sottili. Mi sono accorto che bisognava fare un salto di qualita' partendo da zero (ardua impresa?), per scacciare quell' approccio redenzionale-paternalistico, che e' poi l' altra faccia della stessa medaglia della violenza, imbevuto di pensiero negativo che blocca le menti a livello esteriore e non penetra la materia perche' nulla deve mutare. Da qui l' adesione ad Eric Fromm, che mette in dubbio l' impianto logico esistente, rimescola le carte ed afferma: non e' vero, tutto puo' cambiare, niente e' definitivo ed eterno.
Centro diretto da M. Fameli - IDG Firenze



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