| L' A. partendo dalla constatazione della diffusione del fenomeno
dell' abusivismo nell' ambito della professione di dottore
commercialista, espone i profili di rilevanza penale della condotta
dell' abusivo, con precipuo riferimento all' art. 348 c.p., del quale
esamina gli elementi costitutivi. Affronta quindi il problema della
individuazione della condotta di reato a fronte delle competenze
riservate ai dottori commercialisti dalla legge professionale (d.p.r.
27 ottobre 1953, n. 1067), osservando come il reato di esercizio
abusivo di professione sia configurabile solo in relazione alle
materie esclusivamente riservate alla competenza del dottore
commercialista, che sono quelle indicate nella seconda parte dell'
art. 1 del citato d.p.r. n. 1067/1953. Viene quindi esposta l'
interpretazione resa dalla giurisprudenza in materia di esercizio
abusivo della professione di dottor commercialista, con particolare
riferimento al profilo dell' esercizio della consulenza tributaria.
Sul punto l' A. riporta l' opinione di autorevole dottrina
(Schwarzemberg) e propone alcune osservazioni critiche. Di poi
affronta il problema dell' abusivismo in relazione alle posizioni dei
dipendenti pubblici (con particolare riferimento ai docenti) e
privati, ed indi quello della possibilita' di costituzione di parte
civile degli Ordini professionali e delle altre facolta' agli stessi
riconosciute. Una breve analisi della legge 23 novembre 1939, n. 1815
sulla costituzione ed il funzionamento degli studi di assistenza e di
consulenza nelle materie oggetto delle professioni intellettuali
protette, ed, in conclusione, l' auspicio di un puntuale intervento
legislativo di ridefinizione del contenuto della professione di
dottore commercialista, chiudono l' articolo.
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