| La grave crisi finanziaria del sistema previdenziale ha fatto
affiorare in vari ambienti la tesi che l' ordinamento attuale si stia
disintegrando al punto da dover essere sostituito con un assetto
radicalmente nuovo in base al quale, garantiti i "trattamenti di
base", si affidi alla responsabilita' individuale l' onere di
precostituire prestazioni integrative. L' A. sostiene la
irrazionalita' di una simile trasformazione istituzionale proprio in
una situazione di depressione economica, la quale esige il
rafforzamento dei sistemi di protezione sociale ed un ampio ricorso
alla solidarieta' intercategoriale. A tal fine e' necessario pero'
che siano eliminati quei fenomeni di disparita' contributiva che si
verificano all' interno delle categorie per effetto dei meccanismi
impositivi antiquati ed iniqui. In particolare, per quanto riguarda
la gestione pensionistica dei coltivatori diretti e coloni-mezzadri,
occorre eliminare il contributo a base semplicemente capitaria (che
e' fonte di gravi sperequazioni) e sostituirlo con un contributo
riferito ad un parametro collegato alla potenzialita' economica dell'
azienda. In questa direzione si muove il disegno di legge governativo
di riforma delle pensioni, che prevede il collegamento tra contributo
previdenziale e reddito agrario. Ma, affinche' il nuovo meccanismo
impositivo non riproduca, sotto altra forma, le attuali
sperequazioni, e' necessario un aggiornamento del catasto, in modo
che tale importante infrastruttura civile sia posta in grado di
assolvere a tale specifico compito, nonche' ad altre rilevanti
funzioni di politica e statistica agraria.
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