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| IDG791302233 | |
| 79.13.02233 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| anastasi filippo
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| processi. la corte costituzionale ha dato ragione a due giovani atei
che erano stati denunciati. chiamati a testimoniare in tribunale,
avevano rifiutato di pronunciare la formula di rito, introdotta col
codice rocco e presto destinata ad essere sostituita con una semplice
dichiarazione. adesso in aula si puo' dire... io giuro, ma davanti a
dio, no
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| Messaggero, an. 101 (1979), fasc. 267 (10 ottobre), pag. 21
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| d4155; d62150; d60404
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| (Titoletti: il gesuita: "un esempio estremo di tolleranza". il
giurista "era un assurdo di sapore medioevale". il sociologo "anche
l' ovvio fatica ad imporsi")
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| chi sara' chiamato a deporre in tribunale non dovra' appellarsi ne' a
dio ne' agli uomini ma recitare la formula prevista all' art. 471 del
nuovo codice di procedura penale. la recente sentenza della corte
costituzionale che consente a chi e' ateo di omettere nel giuramento
di rito le parole "dinanzi a dio" e' un anticipo di quanto dovrebbe
essere promulgato tra qualche mese in omaggio alla tutela della
liberta' di coscienza. oggi la sentenza della corte ha fatto
giustizia di tanti cavilli: non si puo' costringere, scrive l' a.,
chi non crede a pronunciare un giuramento che vale solo per chi
crede. lo stato che lo imponga, asserisce l' a., o e' confessionale o
pretende l' ipocrisia. l' a. conclude affermando che la corte
costituzionale, avendo espresso parere opposto 16 anni fa, con
estrema lentezza e' sensibile agli orientamenti sociali; lentezza
congruente con quella delle barocche istituzioni italiane.
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| art. 251 c.p.c.
art. 449 c.p.p.
art. 21 cost.
art. 19 cost.
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| Rassegna stampa a cura di: G. Ipsevich, S. Stoppoloni, E. Zampetti
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