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Documento


165986
IDG860400222
86.04.00222 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Albertini Mario
L' Europa sulla soglia dell' unione
Politico, an. 50 (1985), fasc. 4, pag. 557-569
D875; F422
Da molti anni, il modo in cui il dibattito su come fare l' unione europea guadagna terreno, e' inadeguato. Bisogna tuttavia ricordare che all' inizio del processo si tenne un ampio dibattito sui modi da seguire al fine di raggiungere lo scopo. Emersero due ipotesi: una funzionalista, basata sulla necessita' di creare delle aree funzionali europee a partire dagli ambiti dove interessi europei erano piu' facilmente avvertibili, l' altra costituzionalista, sostenuta e formulata con grande chiarezza da Altiero Spinelli. Con Jean Monnet e la fondazione della prima Comunita', la CECA (concepita come uno strumento per "gettare le prime basi concrete di una federazione europea") prevalse l' idea di esplorare le possibilita' del funzionalismo per giungere al costituzionalismo. In base a quest' idea, che in qualche modo riflette attualmente cio' che accade, puo' essere delineato uno schema di analisi che assegni distinti significati ai tre termini: unificazone, integrazione e costruzione, e descriva il processo come una unificazione (aspetto globale) che dipende dai diversi gradi di integrazione (accertabile col criterio funzionale) resa possibile ad ogni momento dai diversi gradi di costruzione istituzionale (accertabile col criterio costituzionale). Con questo schema e' facile verificare che l' unificazione e' rimasta stagnante per molti anni (il Mercato Comune non e' divenuto un vero mercato interno) proprio perche' avendo avuto un arresto il processo di costruzione - ancora subordinato al monopolio legislativo ed esecutivo del Gabinetto dei Ministri (nazionali) e alla sua conseguenza, il diritto di veto - anche il processo di integrazione e' bloccato. E' evidente che col diritto di veto non possono svilupparsi politiche comuni in campo monetario, industriale, tecnologico, sociale, ecc.; ed e' altrettanto evidente che senza tali politiche il Mercato Comune non puo' evolversi in un mercato senza frontiere interne. I governi, implicitamente e confusamente, hanno riconosciuto questi aspetti della situazione, dichiarando fin dal 1972 la loro intenzione di costruire l' Unione Europea. I loro tentativi sono falliti poiche' hanno affidato a funzionari nazionali il compito di elaborare progetti e piani, non comprendendo che soltanto un corpo politico per il quale l' Europa e' motivo di esistenza puo' produrre un effettivo progetto di unione. Ma l' incapacita' dei governi e' stata superata dal Parlamento Europeo che e' stato capace di elaborare un progetto soddisfacente, ha dimostrato di avere potere sufficiente per imporlo all' attenzione di tutti, governi inclusi, e percio' ha ricondotto l' Europa sulla via dell' Unione. Cio' significa che sia stato gia' raggiunto il successo, ma certo significa che nella lotta per l' Europa e' cominciata un nuova fase con un nuovo protagonista.
Centro diretto da G. Taddei Elmi - IDG Firenze



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