| Il tema del diritto allo studio ha molti aspetti, essendo articolati
in interventi rivolti all' organizzazione, anche strutturale, degli
studi in quanto tali, interventi di eguagliamento sociale tra
studenti e interventi di tipo logistico volti a favorire il migliore
accesso e frequenza agli studi. Dal punto di vista del ruolo
istituzionale delle strutture operative pubbliche, e'
costituzionalmente diviso tra stato, regioni e universita'. Se questa
divisione di ruoli e' chiara nelle sue linee essenziali, lo e' pero'
molto meno dal punto di vista dei riflessi operativi. In linea di
fatto, la mancanza di legge-quadro statale ha incoraggiato lo
sviluppo a livello regionale di soluzioni sia istituzionali che
funzionali molto diversificate le quali, per realizzare gli
orientamenti delle singole regioni, corrono il rischio di generare
delle ineguaglianze, anche profonde, tra gli utenti. Il progetto di
una legge-quadro presentato dal Ministro della pubblica istruzione
del 1985 tende solo a stabilire i confini delle rispettive competenze
tra lo stato, le regioni e le universita' e non prescrive principi
adatti a dirigere unitariamente l' azione pubblica e ad evitare
disparita' di trattamento. Per far luce su questo tipo di pericoli
insiti nella proposta di legge-quadro, si avanzano alcune proposte
volte a garantire sia l' autonomia regionale e delle universita', sia
la coerenza complessiva del sistema.
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