| L' A., pone il problema del ruolo, delle funzioni e della
professionalita' del Direttore Penitenziario, lo imposta e lo
affronta scendendo nei dettagli di situazioni talvolta delicate e
difficili per i costitutivi complessi che esse presentano. In
relazione a siffatta prospettiva egli, attraverso una minuta analisi,
coglie i vari momenti di un contesto in cui il Direttore e' chiamato
ad operare, gli strumenti di cui si serve, le metodologie che adotta,
le frustrazioni alle quali va incontro. Dall' analisi emerge una
molteplicita' di atti amministrativi, di interventi tecnici, di
azioni peculiari di competenza del direttore del carcere; emerge,
altresi', nell' organizzazione del pianeta carcere, una funzione
nuova del penitenziarista specie nella sua attivita' direzionale
tutta volta a dare risposte - per cosi' dire - essenzialmente sociali
piu' penetranti e piu' significative. Da cio' la necessita' di una
preparazione sempre viva e sempre rinnovantesi per arricchire una
professionalita' che si afferma sempre piu' atipica. Se il Direttore
penitenziario deve dare una risposta alle piu' vive esigenze del
mutamento sociale, deve valorizzare le risorse dell' utenza
attraverso un rapporto umano e personalistico orientato in senso
strettamente intenzionale. Viene alla ribalta un direttore
"impegnato" e capace di dinamizzare, in equipe e fuori di essa, i
contenuti dell' attivita' penitenziaria piu' determinante
consustanziata di criticita' e dialetticita'. Da questi autentici
presupposti nasce una serie di considerazioni che si sintetizzano in
una sola; il direttore penitenziario e' una figura atipica (rispetto
ad altre analoghe figure di altre Amministrazioni statali, di Enti
ecc.) che si trova continuamente in situazioni di grave
responsabilita' e di fronte a realta' educative, penitenziarie,
sociali, penali, professionali, risocializzanti delle quali egli deve
avere ampia e significativa consapevolezza.
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