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168609
IDG870700048
87.07.00048 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Barbalinardo Gustavo
Molti dubbi e poche certezze in tema di furto venatorio
nota a Trib. Arezzo 24 gennaio 1986
Giur. merito, an. 18 (1986), fasc. 6, pt. 3, pag. 1222-1228
(Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
D91100; D534; D51900; D50122
L' A., trae spunto dall' annotata decisione per esprimere innanzitutto il disagio che l' interprete delle norme giuridiche prova di fronte al problema della configurabilita' del c.d. furto venatorio: in presenza delle differenti e spesso contrastanti opinioni, giurisprudenziali e dottrinali, espresse sul tema, auspica un decisivo -e d' altro canto annunciato- invervento del legislatore, che ponga fine alle attuali controversie interpretative. Passa quindi ad un esame piu' dettagliato della sentenza, e ne critica l' impostazione, che gli pare astratta, poco aderente alla fattispecie da decidere. Egli non e' d' accordo sulla ritenuta dal Tribunale configurabilita' astratta del furto venatorio, perche' non riconosce in capo allo Stato ed alle Regioni un generale possesso della fauna selvatica italiana; tuttavia, non nega che nella fattispecie -riguardante l' abbattimento e l' apprensione illegittima di un cervo, che viveva in una c.d. riserva biogenetica demaniale- poteva concretamente configurarsi il possesso, da parte dello Stato, dell' animale ucciso. Analogamente, pur negando che, in generale, la fauna selvatica sia, ai sensi dell' art. 625 n. 7 c.p., destinata a pubblica utilita', riconosce che, una volta configurato il furto, ben poteva il reato, nella specie, esser ritenuto aggravato ex art. 625 n. 7 c.p.
art. 624 c.p. art. 625 c.p. l. 27 dicembre 1977, n. 968
Ist. dir. agrario - Univ. FI



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