| Ogni carcere ha il suo carattere strutturale e strutturante. In chi
ha avuto la possibilita' di tenere in osservazione elementi
provenienti da ambienti vari, con cultura varia, ha potuto constatare
le anomale estrinsecazione della personalita' conseguenti all'
impatto con la struttura carceraria. E che il fattore carcerario
costituisca trauma e' ancor piu' provato dall' esame, al primo
ingresso, di quei soggetti che, provenienti da altre carceri, si
vedono costretti a vivere in altro luogo. Il nuovo ambiente agisce
sul recluso in modo stabile o contingente, transitorio od episodico.
Sempre pero' si verifica un traumatismo di tale entita' da investire
fisio-psichicamente la sua individualita', la quale subisce uno
scompaginamento tale da determinare perfino il manifestarsi di forme
anche gravi di psicosi. Tutti questi sintomi possono gradualmente
dileguarsi e lasciare il posto a un' apparente normalita', oppure
sfociare verso forme piu' o meno gravi di reazione o verso una
volonta' di autolesionismo o di simulazione compiacente e
utilitaristica. L' istituzione carceraria si compone di strutture
che, nel contesto disgregante e nevrotico di una societa' in rapida e
incessante trasformazione, svolgono un ruolo conservativo delle altre
istituzioni e finalita' interne. In questo articolo viene preso in
esame lo svolgimento dialettico, emozionale e comportamentale dell'
individuo recluso nelle sue contraddizioni individuali che sono il
prodotto diretto e mediato delle grandi contraddizioni esistenziali
in cui egli vive. Ribadito il concetto che in carcere il
comportamento del singolo viene in gran parte determinato dal
contatto con gli altri 2 e con il gruppo nel suo insieme, nessuna
incertezza viene manifestata nell' affermare altresi' che certi
comportamenti c.d. "difficili" o "pericolosi" sono spesso influenzati
o sotto altri aspetti determinati dal tipo di percezione che il
detenuto ha delle persone e dell' ambiente nel quale vive. Al di la'
degli aspetti strutturali propri della personalita' individuale,
dando alle diverse eventuali cause specifiche o fattori che possono
determinare il manifestarsi di comportamenti del tipo di quelli sopra
indicati il nome di "variabili indipendenti", si e' osservato che
raramente negli approcci con il soggetto e davanti alle sue
difficolta' le suddette variabili vengono adeguatamente considerate e
valutate dall' operatore. Viene posta pertanto in evidenza la
necessita' di mettere concretamente in movimento azioni di ricerca
miranti a determinare una maggiore visualizzazione e comprensione di
tali situazioni, ove esse innanzitutto eccessive e peculiari si
manifestino. Particolare attenzione viene poi rivolta al fatto che
ben di rado nel detenuto comportamento ed atteggiamento espresso
procedono di conserva. Ogni atteggiamento ha un nucleo cognitivo,
piu' o meno chiaro e articolato, che fa da riferimento esplicativo
delle proprie scelte e dei propri comportamenti. In regime di
detenzione tali nuclei cognitivi riferiti all' atteggiamento di una
persona possono cambiare involontariamente come risultato di una
nuova esperienza o essere cambiati (quando al giudizio essi si
appalesino, per esempio, come non adeguati) in una varieta' di modi,
"necessariamente". In quest' ultimo caso, e' in base al preciso
configurarsi di un atteggiamento "esterno" che il soggetto ha
dedotto, nel bene o nel male, il suo comportamento. Cio' e' possibile
che possa accadere in una forma ancora abbastanza indiretta e poco
dichiarata. Il cambiamento di atteggiamento puo' essere pero' anche
causato da cambiamenti nel comportamento. Ed e' qui, purtroppo, per
una serie vastissima di ragioni, che non si riesce a mutare la
qualita' dichiaratamente autoritaria di certi interventi; dei
cambiamenti nel comportamento, infatti - fino all' ottenimento di
quello desiderato -, vengono quasi sempre forzatamente indotti dall'
autorita', in una maniera o nell' altra, senza compiacimento ma
spesso anche senza alcuna giustificazione.
| |