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171231
IDG870900479
87.09.00479 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Scalone Carmelo
Atteggiamento e comportamento in regime di detenzione. Ruolo dell' ambiente
Rass. penit. crim., an. 6 (1984), fasc. 1-3, pag. 325-340
(Bibliografia: a fine articolo o capitolo)
D5035; D5036; D6440
Ogni carcere ha il suo carattere strutturale e strutturante. In chi ha avuto la possibilita' di tenere in osservazione elementi provenienti da ambienti vari, con cultura varia, ha potuto constatare le anomale estrinsecazione della personalita' conseguenti all' impatto con la struttura carceraria. E che il fattore carcerario costituisca trauma e' ancor piu' provato dall' esame, al primo ingresso, di quei soggetti che, provenienti da altre carceri, si vedono costretti a vivere in altro luogo. Il nuovo ambiente agisce sul recluso in modo stabile o contingente, transitorio od episodico. Sempre pero' si verifica un traumatismo di tale entita' da investire fisio-psichicamente la sua individualita', la quale subisce uno scompaginamento tale da determinare perfino il manifestarsi di forme anche gravi di psicosi. Tutti questi sintomi possono gradualmente dileguarsi e lasciare il posto a un' apparente normalita', oppure sfociare verso forme piu' o meno gravi di reazione o verso una volonta' di autolesionismo o di simulazione compiacente e utilitaristica. L' istituzione carceraria si compone di strutture che, nel contesto disgregante e nevrotico di una societa' in rapida e incessante trasformazione, svolgono un ruolo conservativo delle altre istituzioni e finalita' interne. In questo articolo viene preso in esame lo svolgimento dialettico, emozionale e comportamentale dell' individuo recluso nelle sue contraddizioni individuali che sono il prodotto diretto e mediato delle grandi contraddizioni esistenziali in cui egli vive. Ribadito il concetto che in carcere il comportamento del singolo viene in gran parte determinato dal contatto con gli altri 2 e con il gruppo nel suo insieme, nessuna incertezza viene manifestata nell' affermare altresi' che certi comportamenti c.d. "difficili" o "pericolosi" sono spesso influenzati o sotto altri aspetti determinati dal tipo di percezione che il detenuto ha delle persone e dell' ambiente nel quale vive. Al di la' degli aspetti strutturali propri della personalita' individuale, dando alle diverse eventuali cause specifiche o fattori che possono determinare il manifestarsi di comportamenti del tipo di quelli sopra indicati il nome di "variabili indipendenti", si e' osservato che raramente negli approcci con il soggetto e davanti alle sue difficolta' le suddette variabili vengono adeguatamente considerate e valutate dall' operatore. Viene posta pertanto in evidenza la necessita' di mettere concretamente in movimento azioni di ricerca miranti a determinare una maggiore visualizzazione e comprensione di tali situazioni, ove esse innanzitutto eccessive e peculiari si manifestino. Particolare attenzione viene poi rivolta al fatto che ben di rado nel detenuto comportamento ed atteggiamento espresso procedono di conserva. Ogni atteggiamento ha un nucleo cognitivo, piu' o meno chiaro e articolato, che fa da riferimento esplicativo delle proprie scelte e dei propri comportamenti. In regime di detenzione tali nuclei cognitivi riferiti all' atteggiamento di una persona possono cambiare involontariamente come risultato di una nuova esperienza o essere cambiati (quando al giudizio essi si appalesino, per esempio, come non adeguati) in una varieta' di modi, "necessariamente". In quest' ultimo caso, e' in base al preciso configurarsi di un atteggiamento "esterno" che il soggetto ha dedotto, nel bene o nel male, il suo comportamento. Cio' e' possibile che possa accadere in una forma ancora abbastanza indiretta e poco dichiarata. Il cambiamento di atteggiamento puo' essere pero' anche causato da cambiamenti nel comportamento. Ed e' qui, purtroppo, per una serie vastissima di ragioni, che non si riesce a mutare la qualita' dichiaratamente autoritaria di certi interventi; dei cambiamenti nel comportamento, infatti - fino all' ottenimento di quello desiderato -, vengono quasi sempre forzatamente indotti dall' autorita', in una maniera o nell' altra, senza compiacimento ma spesso anche senza alcuna giustificazione.
Centro diretto da M. Fameli - IDG Firenze



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