| Intento dichiarato dell' A. e' l' individuazione dell' attuale
"disponibilita' normativa" in materia di difesa dal rumore. Premessa
la distinzione tra "rumore" e "inquinamento acustico", e
differenziato quest' ultimo dagli altri tipi di inquinamento, l' A.
accenna, nell' introduzione, alle conseguenze fisiche e
psico-biologiche dell' esposizione al rumore, nonche' al diritto alla
salute (art. 32 Cost.) come diritto ad un ambiente salubre.
Successivamente inizia l' analisi della normativa vigente, partendo
da quella adottata dalla CEE, senza tralasciare la problematica dei
rapporti tra ordinamento comunitario ed interno. Indi, passando all'
esame di quest' ultimo, l' A. dedica la parte centrale del lavoro
prima alle norme "civilistiche", poi a quelle "penalistiche",
utilizzabili per ...difendersi dal rumore. Tra esse fanno da
protagonisti rispettivamente gli art. 844 c.c. e 659 c.p., in
relazione ai quali viene tracciato un panorama delle varie correnti
interpretative dottrinarie e giurisprudenziali. Per quanto concerne
l' art. 844 c.c. in particolare, l' A. evidenzia il contrasto, non
ancora composto, tra la Corte di Cassazione ed i giudici di merito, i
quali propongono una rilettura della norma alla luce dei valori
costituzionali, tentando di disancorarla dalla sua originaria "ratio"
e dalla collocazione codicistica. Nell' ultima parte viene affrontato
il problema del rumore prodotto dal traffico in genere (stradale,
ferroviario, aereo e nautico) e vengono individuati i rispettivi
"rimedi" normativi. In conclusione l' A., pur riconoscendo la
mancanza di una specifica legislazione contro il fenomeno rumore
correlato al danno alla salute, ritiene sufficienti gli strumenti
normativi attualmente disponibili (grazie anche a qualche
interpretazione "evolutiva"); avverte, invece, carenze sotto il
profilo della prevenzione, per fronteggiare le quali auspica una piu'
decisa azione dell' autorita' amministrativa.
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