| Mentre il pensiero premoderno ignorava i risvolti filosofici delle
categorie del "politico" con una visione quasi naturalistica in base
alla quale quegli atti decisi dai membri della classe politica,
potevano essere immediatamente definiti come politici, la modernita'
ha modificato questo quadro, dapprima cautamente e poi rapidamente,
producendo una burocrazia, cui pero' non corrisponde un nuovo ceto
politico. Carl Schmitt mostra come il concetto di "politico" non
risieda nella sovranita', ma nella categoria binaria di amico e
nemico. Lukacs e Heidegger mutuano invece da Kierkegaard il paradosso
della scelta esistenziale e lo trasferiscono dall' individuo alla
collettivita'. Il concetto di "politico" e' pero' necessario alla
filosofia d' un' epoca caratterizzata dall' assenza di classi
politiche e da una grande complessita'. Hannah Arendt e' il filosofo
autorevole fedele al concetto di "politico". In virtu' della sua
ostilita' verso il culto dell' eroe e verso l' azione di massa, e
della sua fedelta' all' eredita' democratica, la Arendt emerge come
grande figura solitaria tra i protagonisti della filosofia politica
radicale moderna. Sul piano teorico il concetto di "politico" puo'
essere riportato a una visione di redenzione, di progresso, di
scetticismo o di nichilismo. Sul piano pratico esso puo' essere
invece ricondotto all' impegno per la concretizzazione del valore di
liberta'. Ma e' sul piano etico che si pongono seri problemi di
mediazione.
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