| Il tema della "repetitio indebiti" ricorre con notevole frequenza
nelle controversie instaurate davanti al giudice amministrativo in
tema di giurisdizione esclusiva sul pubblico impiego. Al contrario
non sono molti gli autori che hanno esaminato l' argomento e deve
constatarsi che la dottrina in materia e' davvero scarna. Posto che
le pronunce rese da Consiglio di Stato e TAR in piu' casi sembrano
avere abbandonato l' originaria (e consolidata) tendenza a
legittimare la "soluti retentio", cosi' privilegiando la posizione
del pubblico dipendente-"accipiens" rispetto alla p.a.-"solvens", l'
A. opera una rassegna della giurisprudenza in materia, di cui coglie
-al di la' di apparente "revirements"- una costanza di orientamenti
di fondo. Precede, pero', un rapido esame della disciplina
codicistica; indi viene valutata la situazione dell' indebito all'
interno prima dei rapporti di durata a prestazioni corrispettive, poi
del rapporto di lavoro subordinato e, infine, del rapporto di
pubblico impiego. Constatata, gia' sul piano teorico, la ricorrenza
di elementi giustificanti una valutazione equitativa delle singole
fattispecie concrete in un ambito paritetico, l' A. mostra come la
parte di gran lunga prevalente della giurisprudenza non si e' mai
allontanata da una simile prospettiva, e che l' orientamento
contrario e' nettamente minoritario. Dal canto suo la dottrina sul
punto appare divisa. Un consistente filone, comunque, fa leva da un
lato sull' affidamento del privato nei confronti della p.a., dall'
altro sul principio di certezza del diritto, concludendo con la
giustificazione in molti casi della "soluti retentio".
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